Da Bologna all‘Ungheria, apriamo le porte d’Europa al corteo contro la detenzione dei richiedenti asilo in Ungheria. No one is illegal!
Siamo al confine tra Ungheria e Serbia con compagne/i di Labas e Lab AQ16 di Reggio Emilia per partecipare alla manifestazione transnazionale contro il regime della frontiera e la detenzione dei richiedenti asilo indetta dai movimenti antirazzisti ungheresi
Mentre l’America bombarda l’Afghanistan e centinai di migliaia di migranti scappano in cerca di riparo e dignità in Europa, i governi dell’Unione europea stringono arbitrariamente sempre di più la morsa attorno ai migranti in fuga.
Il 15 di marzo in Ungheria è stata approvata una legge per la quale tutti i richiedenti asilo sul territorio dovranno essere rinchiusi in celle-container al confine serbo-ungherese. Il diritto di asilo è stato brutalmente esternalizzato in una zona di transito e rinchiuso all’interno di prigioni dove donne, uomini e bambini dovranno attendere anche oltre un anno per conoscere il proprio destino.
Una sorte altrettanto spietata è stata destinata a chi, a causa della propria nazionalità, sarà costretto ad oltrepassare i confini d’Europa in maniera illegale: l’immediata deportazione in Serbia e la conseguente condanna alla sopravvivenza all’interno di campi informali dove le condizioni umane sono ai limiti dell’immaginabile tra malattie, fame ed estenuazione. Il diritto di asilo, quindi, ha perso oramai il suo carattere soggettivo essendo diventata la nazionalità unico vero discrimine per la sua concessione.
Contestualmente a questa nuova organizzazione dell’ “accoglienza” ungherese sono sempre più numerose le denunce riportate da diverse organizzazioni internazionali in merito alle brutali violenze e percosse subite dai migranti all’interno dei centri di reclusione e lungo il confine avvenute attraverso isolamenti, umiliazioni, attacchi da parte dei cani da guardia e percosse con manganelli che producono scosse elettriche. Al posto di creare una rete di supporto umanitario a chi dopo mesi di viaggio e sofferenze arriva stremato ai confini d’Europa è stata organizzata e finanziata una nuova equipe di polizia di frontiera che è stata addestrata per due mesi e pesantemente equipaggiata, in questo modo la violenza al confine ungherese sta iniziando ad essere legalizzata ai danni di chiunque chieda protezione, nessuno escluso.
Dopo aver visto con i nostri occhi la crudeltà dei confini da Lampedusa a Ventimiglia e da Idomeni al confine serbo-macedone abbiamo deciso di metterci in viaggio come attivisti e attiviste del Laboratorio Aq16 di Reggio Emilia, Làbas e Tpo di Bologna verso Roszke, paese sul territorio ungherese al confine serbo nella cui periferia sono state costruite le prigioni destinate ai richiedenti asilo e deportate le prime centinaia di persone. Questo pomeriggio, infatti, protesteremo insieme al collettivo MegSzol e centinaia di cittadini e cittadine del mondo contro qualsiasi sistema di reclusione dei richiedenti asilo, contro la propaganda xenofoba dei governi europei e la violenza della polizia di frontiera.
Dall’Ungheria all’Italia è giunto il momento di prendere posizione ed opporsi fermamente contro quelle derive di stampo razzista che attraverso il pretesto della sicurezza negano diritti e recludono libertà. Dalla legge ungherese che sancisce la reclusione dei richiedenti asilo alla legge Minniti sull’immigrazione è fondamentale disobbedire a chi predica odio e paura lottando invece per un’Europa solidale, accogliente e libera da muri e confini.
Segui sulla nostra pagina FaceBook
#NoOneIsIllegal #OpenTheBorders #WelcomeRefugees #AccoglienzaDegna #Libertà