Da Bologna alla Serbia contro le frontiere d’Europa
Dal 6 al 10 febbraio siamo stati in Serbia insieme a una delegazione di Labas Occupato e Laboratorio AQ16 di Reggio Emilia.
Lungo il confine con l’Ungheria e poi a Belgrado abbiamo voluto conoscere di persona le conseguenze del regime europeo delle frontiere che ha deciso la chiusura della rotta balcanica, e abbiamo voluto portare un messaggio di complicità a chi pratica il diritto alla libera scelta e alla libera circolazione.
Abbiamo incontrato ragazzi, giovani ma determinati, provenienti dal Pakistan e dall’Afghanistan che cercano in Europa la possibilità di un futuro diverso, ma trovano solamente la ferocia delle polizie di frontiera di Stati come Croazia, Bulgaria e Ungheria in competizione tra loro per dimostrarsi inospitali ed inaccessibili, mentre alla Serbia non resta che mettere in pratica la lezione dell’UE. In aperta violazione della Convenzione di Ginevra e delle norme in materia di protezione internazionale, a queste persone non viene nemmeno consentito di sopravvivere, e anche la solidarietà è un gesto illegale, come d’altronde succede a Ventimiglia, in Francia, in Grecia.
In questa guerra ai migranti che oggi vede l’Italia protagonista di un accordo criminale con la Libia, noi sappiamo da che parte stare: dalla parte di chi disobbedisce al divieto delle frontiere e dalla parte di chi trova davanti alla violenza e alla menzogna la dignità di affermare Restiamo Umani.